Lazio, l’esordio a Como è una mattanza. Ed una prima risposta a chi racconta favole ai tifosi…

Lazio, l’esordio a Como è una mattanza. Ed una prima risposta a chi racconta favole ai tifosi…

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Non poter far mercato un vantaggio certo, ma se sei già forte.

Non se hai già limiti evidenti di qualità, non se sei reduce da due settimi posti. La prima risposta vera del campo è glaciale nel suo significato; profonda nella differenza tra una piccola che a suon di investimenti e talento lavora per diventare grande ed una ex grande che nel tempo per i paletti del proprio club sembra sempre più una provinciale con pochissimi slanci di tecnica e carisma. E pensare che un anno fa a Como la Lazio fece manita. In pochi mesi è cambiato il mondo, logico e non troppo sorprendente perché nella vita e nel calcio c’è chi ha visione, ambizione e mezzi per crescere ed alzare il livello e chi che per proprie responsabilità, inadempienze e mancanza di risorse ha dovuto arrestare il proprio sviluppo. Dalla cinquina ad una mattanza, l’esordio sul lago di Como è stato un monologo comasco. Una lezione di intensità, coraggio, qualità. Quella di Nico Paz che ha squarciato una partita comunque dominata dall’inizio alla fine dai padroni di casa con due perle superiori. Assist in apertura secondo tempo con balletto annesso su Tavares ed un mancino da predestinato su punizione. Colpi, genio, visione, risolutezza, tutto quello che manca tremendamente a Sarri. La Lazio non propone, non pressa, non palleggia, riparte con pochi uomini perché difende bassa. Fa solo fase di non possesso, copertura delle linee di passaggio e la speranza di affondi a sorpresa. Contropiedi, si diceva una volta. Ma anche per quelli serve delicatezza nell’ultimo passaggio. Serve imprevedibilità e quelle giocate che a sprazzi arrivano solo dalla sinistra. Tavares finché c’è tenuta, Zaccagni a piccole dosi. Non certo da Dele-Bashiru, quasi un ectoplasma, ovviamente non da una mediana di corsa e confusione tecnica. Lo si nota nella proposta, ma anche quando c’è da costruire dal basso sotto la pressione avversaria. 

Alla fine per il Como, oltre alle tante occasioni costruite, il 69% di possesso, 19 tiri verso la porta contro 6, di cui uno solo in porta (a parte la rete annullata al Taty per una spalla in fuorigioco), quello sporco di Guendouzi al 35’. Ma soprattutto la percezione di una superiorità evidente, per fluidità, coralità, mentalità, coraggio e cifra tecnica. Non solo Paz, gente come Da Cunha, Perrone, Jesus, per non parlare degli assenti Diao e Addai, nella Capitale non sarebbero comprimari. Ma punti forza. Ha vinto la squadra più forte, nessuna sorpresa. E questa è la cosa che fa più male. Crediamo anche a coloro che hanno trascorso una delle estati più indecorose a raccontare che la stessa poteva essere un vantaggio. Gli stessi che adesso sposteranno il mirino su Sarri. Questo non è fare il bene della Lazio, guardare in faccia la realtà e non scadere nella mera propaganda di corte potrebbe essere un inizio. DB Radiosei