Lazio, Sarri-Lotito: la storia è ricominciata con un patto chiaro

Lazio, Sarri-Lotito: la storia è ricominciata con un patto chiaro

Rassegna stampa

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Per rafforzare il senso di deja vu, la storia è ricominciata da dov’era finita: con Sarri nel parcheggio dello stadio Fersini.

Il 12 marzo 2024 era seduto sulle scale vicine all’area tecnica in attesa che venissero ratificate le dimissioni. Era triste, travolto dai tormenti, pronto ad andarsene, autoesonerato. Un mito in fumo. Ieri, alle 11.40, è rientrato con il suo Suv ed è ripartito dallo stesso punto, con spirito rinnovato. Il ritorno del mito. Tutto in pochi flash, come se il tempo si fosse compresso in questo spazio-tempo. Indietro tutta, avanti tutta, in un cortocircuito di passato, presente e futuro. Sarri è rientrato in scena rialzando il sipario. E’ tornato a Formello accompagnato dai manager Busardò e Pellegrini, con loro lo staff dei fedelissimi che l’ha seguito a Roma: Ianni promosso vice, il collaboratore tecnico Pasqui, i preparatori atletici Losi e Ranzato, il preparatore dei portieri Nenci e a loro si aggiungerà un match analyst ancora da individuare (non sarà Allavena, ex Lazio, è andato con Inzaghi all’Al-Hilal). Tutti legati da un contratto di due anni più opzione con premi Champions ed Europa League. 

Sarri ha incontrato subito il diesse Fabiani, hanno pranzato insieme. Un primo giro d’orizzonte sulla rosa, sui big da confermare, sui rientri dai prestiti, qualche accenno al mercato, tema già affrontato domenica in Toscana. Il patto con Lotito è chiaro: l’ultima parola su conferme, bocciature, acquisti e cessioni spetterà al Comandante. Sono ripartiti fissando una regola chiara per evitare di rigiocare (tutti e due) al gatto e al topo. A proposito di Lotito, alle 15.30 è spuntato lui e la riunione è diventata a tre. Poi il presidente ha organizzato un tour panoramico di Formello: ha fatto vedere a Mau i lavori svolti in questi 14 mesi, alcuni erano da avviare nel marzo 2024, altri da completare, altri ancora sono in fase di sviluppo. Lotito e Sarri, sorridentissimi come vecchi amici di sempre, hanno visionato il progetto del Flaminio, proiettato in un video. Sarri se n’era andato con questo rimpianto: «Prima di smettere mi piacerebbe guidare la Lazio in una partita al Flaminio. E vorrei che quello stadio portasse il nome di Maestrelli». Due anni più uno di contratto, chissà che non ci riesca. Sarri è stato accolto anche dalla Nord, con un comunicato ha chiarito il senso dei fischi finali che l’avevano investito, legati al mercato deludente dell’estate post-Champions: «All’alba della terza e ultima stagione passata sulla nostra panchina ci saremmo aspettati da parte sua una netta presa di posizione ed invece nulla… Oggi siamo di nuovo qui e lei ha la possibilità di smentirci, scegliamo di essere al suo fianco e al fianco dei ragazzi… Vogliamo un mercato in cui lei abbia l’ultima parola, vogliamo un allenatore coraggioso che sappia concorrere per obiettivi concreti. Vogliamo tornare in Europa. «La lazialità ti invade, Maurizio uno di noi», lo striscione che era stato srotolato in mattinata all’ingresso principale di Formello. Corriere dello Sport