Lotito: “Io non mollo, aspettate a giudicare. Greenwood? Ho offerto 25 milioni, ma Napoli e Juve si sono infilate. Immobile ha capito…”

Lotito: “Io non mollo, aspettate a giudicare. Greenwood? Ho offerto 25 milioni, ma Napoli e Juve si sono infilate. Immobile ha capito…”

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Fra quattro giorni scoccheranno i 20 anni della più longeva presidenza della Lazio: «Vogliono costringermi a vendere la società, ma io non ci penso proprio.

Non mollo». Tiene duro, Claudio Lotito, sempre più contestato, con striscioni da Roma alle Tre Cime di Lavaredo (l’ultimo -«Ma come? Compramo tutto tre volte er prezzo corente e solo a legna a vennemo alla metà?» – recita una famosa frase del “Marchese del Grillo”) : «Non vengo per evitare insulti e fischi? No, io ci ho sempre messo la faccia. Se stavolta non dovessi farcela a raggiungere il ritiro, sarebbe solo per i miei impegni serrati. Sto lavorando giorno e notte, davvero h24, per le aziende, il governo e per la Lazio». Già, c’è chi lo accusa sia troppo impegnato in Senato, che non riesca più nemmeno a star dietro al club capitolino: «I fatti dicono il contrario, a metà luglio siamo la società più avanti sul mercato. Ho speso quasi 50 milioni per quattro giocatori perché è arrivato anche Tavares (ieri a pranzo ad Auronzo, ndi). Baroni è contento e si è complimentato anche per l’ultimo colpo dopo Tchaouna, Noslin e Dele-Bashiru. Non dico nulla, ma abbiamo sbaragliato una concorrenza foltissima sul terzino. Ha dati fisici e di corsa da fare spavento». Ora Greenwood sarebbe la ciliegina sulla torta di compleanno del patron, arrivato a Formello il 19 luglio 2004: «Ho offerto 25 milioni più il 50% della rivendita, più bonus e commissioni. Eppure si sono infilate diverse società per fare un’azione di disturbo. Dopo la Juventus, il Napoli, sembra che tutti stiano gufando, sono terrorizzati dal fatto che possiamo prenderlo e vogliono far saltare tutto».

C’È UN MISTER X

Sotto traccia esiste un piano alternativo. Non è Martial, nemmeno Victor Roque, ma un mister X segreto: «Ho detto 10 volte più forte, sì, ma sapete che a volte io gioco. È vero, però, ho un altro nome giovane nascosto». Non è un centravanti, la Lazio ha fiducia in Noslin e Castellanos: «Ci hanno offerto tanto per il Taty, ma non lo cediamo perché ci crediamo. E pensiamo che possa finalmente sbloccarsi e dimostrare tutto il suo valore, senza il naturale peso di avere davanti chi aveva fatto la storia della Lazio». Chiaro il riferimento a Immobile, partito per Istanbul di fronte a un ricco biennale da 6 milioni l’anno (ufficializzato, senza l’opzione unilaterale per il terzo): «Ha chiesto lui di essere ceduto, come Milinkovic e Luis Alberto. Hanno capito che era finito il loro ciclo e bisogna accettarlo. Anche la società, nonostante l’affetto più volte dimostrato, ha compreso che fosse arrivato il momento di ricominciare con un nuovo progetto giovane e di più ampio respiro. Ma, ribadisco, non si tratta di un ridimensionamento». Pedro rimane l’ultimo terribile “vecchietto”: «Io non caccio nessuno, ha ancora un anno e non ha fatto un passo indietro. Abbiamo tanti leader dentro lo spogliatoio, avete sentito Gila come ha parlato da uomo maturo. Serve pazienza, ovviamente tempo, ma mi piacerebbe sentire più fiducia in quello che stiamo ricostruendo. Almeno aspettare, prima di trarre un giudizio definitivo. Le critiche preventive non mi piacciono».

VIA ALL’ACADEMY

Si sta muovendo anche altro: «Avete visto l’incontro positivo in Campidoglio per il Flaminio? Abbiamo fatto i sondaggi archeologici, adesso c’è anche il parere positivo dei Beni Culturali per l’Academy. Partirò prestissimo con sette campi, la scuola, lo studentato, la chiesa, tre campi a 11, tre da calcetto, due a otto». I talenti devono crescere dentro Formello: «Il dg Enrico e il ds Fabiani stanno facendo un gran lavoro, oltre la Women il settore giovanile è rinato. Adesso mio figlio partirà con la Primavera, impegnata in un torneo in Messico. Nella spedizione ci sarà anche Munoz, che abbiamo preso insieme ad Artistico, mandato altrove in prestito. Nella sala scouting con otto postazioni adesso studiamo tutti i dati e i giocatori del mondo». Dopo vent’anni, la Lazio è cambiata, ma non ha la forza economica dei magnati sbarcati in Italia dall’estero. Per questo ha preso un’altra strada, vuole seguire i modelli Bologna, Atalanta, Leverkusen e Feyenoord per provare a tornare pian piano nell’elìte del calcio. Il Messaggero