
Massimo Maestrelli ricorda papà Tommaso. “Disse che avremmo vinto lo scudetto subito dopo lo scandalo di Napoli”
Rassegna stampa
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Insieme.
L’esperienza di Maestrelli con la Lazio cominciò dopo la retrocessione col Foggia…
“Perse all’ultima giornata quello che di fatto era uno spareggio con il Varese di Liedholm. In un telegramma Fraizzoli, all’epoca presidente dell’Inter, disse a papà che riteneva inspiegabile la retrocessione del Foggia e che la sua stima per lui restava immutata. Quell’estate arrivarono le offerte di Roma, Fiorentina e Lazio”.
Perché accettò i biancocelesti?
“La Lazio era in B ed essendo appena retrocesso col Foggia riteneva giusto ripartire dal basso. Aveva solo un dubbio”.
Quale?
“Roma, perché pericolosa. Erano gli anni di piombo, erano frequenti i rapimenti e lui aveva paura per noi, ma mamma lo convinse. Arrivati a Roma la famiglia si allargò in fretta. Papà portava sempre i giocatori a casa. E non solo loro: tutti erano incuriositi da quella Lazio. Capitava che chiamassero a casa Giovanni Leone, l’allora presidente della Repubblica o Edoardo De Filippo”.
Degli anni alla Lazio cosa ricorda?
“Ottenuta la promozione in A papà guidò il pullman da Bari verso Roma. Era un messaggio alla squadra. Al primo anno in A sfiorò lo scudetto, l’ultima giornata fu uno scandalo. A Napoli non aprirono i cancelli e il pullman della Lazio venne preso a sassate. La Roma perse con la Juve. Noi passammo la giornata a casa di Liborio Liguori, amico di famiglia, che all’epoca giocava coi giallorossi. Quando tornò non ci guardò in faccia, chiudendosi in stanza. Secondo molti quel giorno la Roma si scansò. Papà tornò da Napoli con uno scudetto di tessuto e ci disse che lo avremmo cucito presto sulle maglie della Lazio. Quando venne stilato il calendario notò che la prima giornata si sarebbe giocata nel giorno del suo compleanno e l’ultima nel giorno del compleanno mio e di mio fratello”.
E lo scudetto arrivò davvero…
“Al fischio finale di Lazio-Foggia la vita gli passò davanti agli occhi. Aveva rischiato di morire a Superga, non prese quel volo per una fatalità, scampò la morte anche in guerra. Girammo Roma fino a notte fonda e ci ritrovammo a casa a mangiare insieme a Chinaglia alle 4 di mattina”.
Con lui Maestrelli aveva il rapporto migliore?
“Sì. Lo abbiamo messo nella stessa Cappella di papà perché è giusto che riposino per sempre insieme. Recentemente si è tristemente ma romanticamente aggiunto Wilson”.
Con Liedholm che rapporto aveva?
“Si passavano un giorno e si scambiavano sempre gli auguri. Si stimavano sinceramente. Anche dopo quel Varese-Foggia”.
Come vive l’amore dei laziali per suo padre?
“Cresce ogni anno ed è significativo perché il tempo di solito attenua i sentimenti. L’inno per papà mi emoziona ogni volta. I miei figli, uno l’ho chiamato Tommaso, cantano che su c’è nonno che ci sta guardando”.
Cosa si augura per la Lazio di oggi?
“Questo centenario va sfruttato per ottenere risultati importanti. Sarebbe bello se la Lazio vincesse qualcosa di grande e si ricollegasse ai 100 anni di papà. Sarri è affascinato da quella Lazio”.
Lei crede?
“Molto. Vedo un segno perfino nelle morti. Scompare papà e poco dopo Re Cecconi. Anni fa è successo lo stesso con mio fratello e Chinaglia. In pochi giorni quest’anno sono morti Wilson e mia sorella. La mia famiglia è legata alla Lazio in tutto e per tutto, non è un caso”.
Corriere della Sera