Noslin si racconta: “Vogliamo vincere l’Europa League. Pedro top, Sneijder mi aiuta. Obiettivi, ruolo, Baroni: vi dico tutto”

Noslin si racconta: “Vogliamo vincere l’Europa League. Pedro top, Sneijder mi aiuta. Obiettivi, ruolo, Baroni: vi dico tutto”

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Tijani Noslin si è confessato ai microfoni di Lazio Press ribadendo il sogno di vincere l’Europa League con la Lazio dove è approdato la scorsa estate, fortemente voluto dal tecnico marco baroni che l’ha avuto al Verona.

Nell’ultimo anno hai cambiato completamente la tua vita: prima Verona, poi Roma.

Come ti stai trovando qui?
“Le grandi differenze tra Verona e Roma sono, ad esempio, il club e i tifosi. Rispetto al Verona è più grande, anche la città; quando esci di casa e vai verso il centro ci sono molte persone che ti riconoscono, per me questa è una grande differenza. Anche giocare per questo club è diverso, a Verona le aspettative non erano così alte, ora importa vincere ogni partita e anche io spero che questa squadra sia sempre al massimo delle proprie capacità”.

Hai trovato delle difficoltà?
“Sì, è stato difficile ma passo dopo passo sono arrivato qui”.

Sei arrivato qui perché ti ha voluto mister Baroni che già ti conosceva a Verona. Qual è il vostro rapporto?
“Il mister parla molto con me, anche il suo vice, Fabrizio (Del Rosso, ndr) perché conosce bene l’inglese a differenza del mister che ha qualche difficoltà (sorride ndr). Tentano sempre di aiutarmi da quando ho lasciato Verona. Il mister vuole che io sia nella mia forma migliore perché pensa che io possa raggiungere ottimi risultati; mi serve tempo e lo sa anche lui, tuttavia mi sta accompagnando passo dopo passo, in modo tale che possa arrivare a giocare tre volte a settimana ed essere d’aiuto il più possibile alla squadra. Conosce la mia qualità e penso sappia che posso fare davvero la differenza per la Lazio. Per adesso non sta andando benissimo ma piano piano riuscirò a fare bene, sto lavorando duramente e il mister mi sta aiutando giornalmente parlandomi, spronandomi e migliorando la mia posizione; si aspetta molto da me”.

Qual é il ruolo in cui pensi di poter dare il meglio?
“Per me non è un problema questo. Penso che in ogni squadra trovi varie possibilità; a volte vai bene a destra, a volte a sinistra, altre come attaccante o come ala destra. Ogni avversario è differente, magari capita che ci sono più opportunità sulla fascia destra, altre volte invece su quella sinistra, quindi se posso aiutare la squadra in una delle tre posizioni sono molto felice; la cosa più importante è giocare e non stare in panchina”.

La Lazio per averti ha speso una cifra importante. Sei anche giovane, senti il peso di questo investimento?
“Per me il problema non sono i soldi perché non è un qualcosa che incassano i calciatori ma è un accordo tra le squadre, quindi se la Lazio e il Verona hanno stretto un’intesa per quella cifra non è per causa mia o per via delle aspettative su di me. Contano le prestazioni. Non c’è quindi una questione di soldi, si tratta di un accordo tra i club che riguarda quanto vogliono spendere  o se vogliono fare un investimento. Per me conta solo giocare sul campo, questa è la cosa più importante, e se non gioco bene critico me stesso. Anche i tifosi mi criticano ed è una buona cosa perché questo mi fortifica. So anche che qui non è come dove giocavo prima, ora dobbiamo vincere e quindi le critiche sono normali; per me è un aiuto reciproco perché anche i tifosi fanno una grande differenza nella squadra motivando tutti. Non sto dicendo loro di dover essere meno duri ma di dover aiutare tutti, anche chi sbaglia, perché anche noi siamo umani e non tutto quello che facciamo è perfetto. Fidatevi di quello che dico: ogni calciatore ha alte aspettative su se stesso ma a volte sbaglia”.

Obiettivi stagionali? Dove può arrivare la Lazio?
“Stiamo andando bene, ma dobbiamo pensare un passo alla volta. Tutti vogliono vincere la Champions. Noi vogliamo vincere l’Europa League e penso cha abbiamo delle chances. Se vedo le altre squadre noto che hanno due squadre, una magari gioca in Champions e l’altra in campionato. Averle sullo stesso livello permette a tutti i giocatori di fare la differenza per il club. Se restiamo così uniti come gruppo, anche grazie ai tifosi che ci sostengono, possiamo fare grandi cose. Il primo obiettivo è centrare la Champions League per il prossimo anno, poi vogliamo vincere l’Europa League; ogni persona della squadra lo vuole e questo è bello. Ripeto, siamo umani e possiamo commettere degli errori ma metteremo il 100% in ogni partita per raggiungere questi traguardi. Non è impossibile vincere”.

L’espulsione in Europa League, poi il gol con il Torino: quant’è stata importante la rete? Pensi che la sanzione sia stata eccessiva?
“Segnare è stato un sollievo. Il cartellino rosso non è mai bello. Prima d’ora ne avevo preso solo uno. Se rivediamo quell’azione, il gesto non è stato fatto volutamente. Era un contatto di gioco, l’avversario non era molto alto e il mio gomito era all’altezza del suo viso poi è caduto a terra e ha chiesto il rosso. Alcuni arbitri lo danno, altri no, ma comunque penso che saltare tre gare sia stato un po’ troppo. Anche per questo sono stato criticato dai tifosi, avevo giocato solo tre minuti ma poi il mister mi ha fatto giocare la gara successiva e ho segnato dopo trenta secondi: è stato un sollievo. Ho pensato: ‘Finalmente’. Tuttavia alcuni tifosi anche dopo il rosso mi hanno sostenuto, spendendo belle sul mio conto. Ripeto, è stato un sollievo la rete e ora posso continuare con questa bella sensazione, perché ora so cosa si prova a segnare per la Lazio e cosa devo fare per fare gol. Passo dopo passo arriverò dove voglio,  ci vorrà tempo ma ci arriverò”.

Oltre a Dele-Bashiru, c’è qualcuno con cui hai legato in modo particolare?
“Ho legato con tutti. A volte alcuni compagni vedono che ho difficoltà e mi dicono cosa fare. Non c’è una persona in particolare, non voglio fare nomi, ma ad esempio Pedro, Romagnoli, Gila, Pellegrini mi parlano molto. Quando instauri un buon rapporto con qualcuno, fissi in testa i consigli che ricevi. Ci sono molti giocatori che mi aiutano, anche Gigot, addirittura Nuno, non importa se hanno 35 anni oppure 22, se notano qualcosa ti spronano a fare meglio. Continueremo in questo modo”.

Noslin e l’esmpio infinito di Pedro

Pedro è sempre molto vicino ai giovani. Quant’è importante avere nello spogliatoio un campione come lui?
“Pedro è un grande calciatore. Con la sua esperienza e il suo stile, nonostante i suoi 37 anni, gioca come se ne avesse 22 o 23. E’ molto importante per la squadra. Anche se non gioca lavora duramente, in campo e fuori. E’ sempre concentrato sul calcio. Non importa se non gioca, con la sua esperienza e i traguardi che ha raggiunto, è sempre pronto. E’ ottimo. E’ così in forma che sembra vederlo indietro nel tempo, agli anni del Barcellona o del Chelsea. Fino ad ora è il miglior giocatore con cui abbia mai giocato”.

Senti spesso Snejder? Quanto ti aiuta?
“Chiaramente è molto importante per me. Ovviamente ho il mio agente personale, ma senza di lui non sarei su questa sedia in questo momento a parlare con voi. Quando arrivo ad un traguardo o se mi serve aiuto, parliamo. Anche adesso che sono in un grande club parliamo, mi fa notare cosa sbaglio e mi chiede cosa non sta andando nel verso giusto; con la sua esperienza mi dice come migliorare. Non parliamo tutti i giorni, circa una volta al mese”.