
Il ritorno di Tare: “Ho lasciato io la Lazio. Giroud era nostro”
Rassegna stampa
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Parla Tare, lo scudiero di Lotito
Se Claudio Lotito è il presidente più longevo della Lazio, Igli Tare, almeno fino all’estate scorsa, è stato certamente il suo scudiero più fidato. La rottura è stata graduale, le strade si sono separate.
“Lotito è una grande mente, ha una determinazione e una forza di volontà pazzesche. Sono il suo pregio, ma anche il maggior difetto. Io gli sono grato per tutte le cose che ho imparato. Questa lunga storia è il mio orgoglio. Alla Lazio ho dato tutto me stesso, per lei ho addirittura rischiato la vita”, spiega Tare. Il dirigfente si rifersice a quanto avvenuto nel 2016, quando i medici gli hanno consigliato di lasciare la Lazio che gli procurava troppo stress. Tutto fortunatamente si è risolto per il meglio.
Rispetto al suo addio alla Lazio, dice: “Io ho preso la decisione e Lotito l’ha condivisa, gli andava bene di cambiare percorso”, svela. L’annuncio della fine del rapporto anticipata a giugno. Arrivano poi le secche smentite dei dissapori con Sarri.
Sarri: “Mai un problema. Mi ha dato tanti meriti”
“Niente di più falso. Sarri non è mai stato un problema, ma una soluzione. Il suo carattere non era una novità. Mi ero informato tanto e volevo che fosse lui ad allenare la Lazio. Prima della penultima partita dello scorso campionato, a Empoli, volle parlarmi. Siamo stati insieme tre, quattro ore. Ha usato parole di miele, di cuore, spero, mi ha riconosciuto un sacco di meriti”, precisa con orgoglio l’ex punta di Brescia e Bologna.
Sul Comandante che finisca la carriera alla Lazio, come auspicato dal diretto interessato, ha qualche dubbio: “Conoscendolo, dico di no. Tuttavia lo auguro alla Lazio e a Maurizio. Soprattutto alla Lazio».
Tare parla anche degli allenatori avuti a Roma. Petkovic definito “Persona onesta intellettualmente”, le parole affettuose sono per Pioli. «Grande uomo e grande tecnico. Stefano è sincero. Mi dispiacque l’esonero il secondo anno, lui stesso ha ammesso che è stato il dolore professionale più forte. Per sua stessa ammissione, soffrì di meno quando fu costretto a lasciare la Fiorentina e l’Inter».
Immancabile il passaggio su Simone Inzaghi, da Tare stesso definito un predestinato. “Mio fratello. Diciotto, o forse vent’anni insieme. Lo trovai nel 2009 al campo, allenava i Giovanissimi nazionali, pensai che avrebbe fatto una splendida carriera”.
Nella Lazio gli acquisti li condivideva con Lotito. Così, ad esempio, tutela gli acquisti di Muriqi e Vavro, rivelatisi in Italia un flop.”Hanno subìto il calcio di Sarri, ma prima di andare via l’hanno voluto salutare e abbracciare. Ricordo che Maurizio mi disse: “Sono stato a Napoli, ad alcuni ho dato la vita, mai nessuno mi ha rispettato come questi due ragazzi”.
Aggiunge poi che Caicedo all’inzio non piaceva ad Inzaghi, mentre il rimpianto su Giroud è fortissimo: «Era nostro, solo che all’ultimo il Chelsea si mise di traverso e non lo lasciò partire. Le tentai tutte”
Tare sul suo futuro non si sbilancia. “Io sono cittadino del mondo, la mia famiglia in ogni caso vivrà a Roma”.
Le ultime battute sono sia sulle telefonate alle 2 di notte di Lotito, “Parlava solo lui”, spiega il ds albanese, sia sui famosi affari extra-calcio che avrebbe realizzato con il presidente della Lazio. “So anche chi metteva in giro queste porcherie. Io e Lotito non abbiamo mai avuto società, mai affari insieme, nessun business. L’unico suo rapporto con l’Albania ha a che fare con il compleanno dei miei quarant’anni. Organizzai una festa a Tirana e lo invitai. Lui non poté venire perché aveva un impegno di lavoro, ma per rispetto si presentò il giorno dopo”.