
Lazio, Fabiani: “Baroni ora non in discussione, i verdetti a giugno. Senza Champions? Non ridimensioniamo. Mercato? Se non giocano…”
Rassegna stampa
Condividi l'articolo
Bandito il disfattismo, guai a mollare adesso.
Direttore, la società non era allarmata dopo il 6-0 contro l’Inter a dicembre, questo 5-0 al Dall’Ara a marzo è diverso? «Non mi sono mai esaltato nei momenti positivi, non mi abbatto in quelli negativi. Anche altri club più blasonati stanno trovando difficoltà. Ripeto, dispiace per i tifosi, ma l’ultima batosta ci deve dare degli spunti. C’erano state delle avvisaglie prima del ko, anche con il Viktoria Plzen».
Baroni è in discussione? «No, oggi non lo è, ma io sono come il progettista di una macchina. Aspetto la fine della corsa per vedere se c’è un pezzo che non va. Il discorso riguarda tutti, non solo il tecnico. Le somme del lavoro verranno tirate a giugno. Ora stiamo facendo un campionato più che soddisfacente, abbiamo raggiunto il traguardo storico dei quarti di Europa League, ma non ci accontentiamo».
É normale che l’allenatore dica di aver visto troppo Bologna per questa Lazio? «In quella circostanza aveva ragione, ma non dev’essere così. Bisogna capire dove arrivano i meriti della squadra di Italiano e i nostri demeriti».
Quarantuno gol incassati, uno in meno del Venezia penultimo. Giusto insistere sempre e comunque sul 4-2-3-1? «Gli errori dietro sono evidenti, ma siamo anche la terza forza della Serie A per gol realizzati. C’è una compensazione, anche se più di una rete poteva e doveva essere evitata».
Cosa dirà al mister nel confronto che andrà in scena nelle prossime ore? «Il nostro non è un confronto, ma un dialogo quotidiano. Baroni analizzerà in prima persona cosa non è andato e faremo insieme un riflessione profonda per chiudere al meglio il finale di stagione in Europa League e in campionato. Subito dopo la sosta avremo cinque finali di fuoco con Torino, Atalanta e Roma e Bodo. Dovremo dare tutto».
Il turnover era stato il segreto dei successi del 2024. Poi sono spariti Dele- Bashiru e lo stesso Noslin, voluto da Baroni. Cosa è cambiato? «A giugno vedremo quali pezzi della macchina sono stati funzionali e quali no. In inverno non abbiamo voluto togliere nessun ingranaggio proprio perché tutto stava girando alla grande. Abbiamo rifiutato offerte super per far felice il tecnico e lasciargli un organico competitivo al massimo».
A gennaio Baroni invocava rinforzi, ma ora i nuovi acquisti hanno giocato 107′ in tre. Almeno Belahyane poteva essere impiegato di più? «Decide l’allenatore, che ha messo il veto sulle uscite e indicato alla società le caratteristiche sulle entrate».
Non servivano colpi veri, rinforzi pronti per la Champions? «Cosa dovevano fare di più Fabiani e Lotito? La Lazio dominava in Europa e in campionato, abbiamo inserito tre giovani importanti in linea con il nostro progetto. Bisogna dare modo a questi ragazzi di mostrare le qualità e il talento. Se non giocano, è difficile che possano farlo».
La società è intervenuta sul taglio di Pellegrini e sulla gestione dei portieri Mandas-Provedel? «Assolutamente no, chi dice in giro il contrario è in malafede. Non ho mai avuto tecnici-pupazzo, le idee e le competenze vanno rispettate sempre. È vero che sono il responsabile dell’area tecnica, ma un allenatore deve essere autonomo sul modulo e nelle scelte che ritiene più opportune senza l’interferenza di nessuno. I fatti diranno se poi queste mosse sono state giuste o sbagliate. La società osserva, i conti sono provvisori adesso».
Dopo Vecino, è stato forzato Castellanos ed è finito di nuovo ko. Di chi è la colpa? «É normale che un allenatore cerchi di recuperare il prima possibile un attaccante che è sempre stato al centro del suo progetto. Ha pagato cara questa scelta, ma sono situazioni che si verificano ovunque, mica solo alla Lazio. Abbiamo avuto 6-7 giocatori fuori, gli impegni ravvicinati purtroppo sollecitano troppo gambe e muscoli. Lo ha detto anche Ancelotti».
Tavares era affaticato a Bologna, perché ha poi raggiunto il Portogallo? «Innanzitutto, ci tengo a precisare che Nuno non si è mai tirato fuori dalla partita. Aveva un problema, il resto sono chiacchiere da bar. Come il fatto che si sia rifiutato di fare la risonanza magnetica qui».
Sta già programmando il futuro: ha puntato Durosinmi? «Il mercato non dorme mai. Vedremo se servirà qualche pezzo di ricambio per migliorare il motore del prossimo anno».
Quali sono i prossimi step del progetto triennale della Lazio? «Come primo anno stiamo facendo un percorso egregio, ma non basta, o meglio, io non mi accontento mai. Dobbiamo migliorare nella testa. Voglio inculcare una mentalità vincente, quella che ci ha portato a battere il Milan al 98′ a San Siro. Quello dev’essere lo spirito costante. Abbiamo raggiunto i quarti di Europa League e sono contento ma, per esempio, non nascondo che le prestazioni con il Viktoria non mi hanno affatto convinto. E per andare avanti servirà molto di più. Lo dico senza dare colpe a nessuno, proprio per acquisire una mentalità che va oltre il risultato. Oggi siamo ancora discontinui, serve un salto definitivo»
Cosa cambia con o senza qualificazione in Champions? «Cambia la visibilità, cambia tantissimo, sarebbe una bugia dire il contrario. Ma se non dovessimo centrarla, non ci sarebbe alcun ridimensionamento. Ho dimostrato che si può rinforzare una rosa con le idee, senza buttare soldi. Quando abbiamo preso Guendouzi, Rovella, Tavares, Dia, Isaksen e Castellanos, chi pensava che avevamo acquistato calciatori di questo livello? Solo noi, perché ci abbiamo creduto».
Ci saranno cessioni a giugno? «Si aprirà un nuovo spaccato di mercato. A gennaio c’è la riparazione, a fine stagione la sostituzione di ciò che non è andato. Poi nessuno è indispensabile. Dico sempre: se arrivano offerte mostruose, mi vendo pure io».
A che punto sono i rinnovi di Marusic, Pedro e Vecino? «Abbiamo adeguato Mandas perché era giusto e lo avevamo promesso. Adam ha già un altro anno automatico, il resto a suo tempo e non è questo. Non c’è nessun allarme alla Lazio, fuori e dentro il campo».