
Tutta la Lazio contro Tudor: bocciati in otto, ora la resa dei conti per la Champions
Rassegna stampa
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Sono mostri quasi tutti gli ex della Lazio e tra i nuovi mostri c’è anche Tudor, da intralcio sulla strada Champions.
Settantanove giorni da allenatore della Lazio, la risalita fino alla conquista dell’Europa League, strappata con il settimo posto, acciuffato con 61 punti. Nove partite, cinque vinte, tre pareggiate, un ko, ma è quello di un derby quasi regalato con scelte azzardate (Kamada e Isaksentrequartisti nel 3-4-2-1). Tudor alla Lazio è passato sulla squadra come l’effetto di un ciclone di inconsuete proporzioni, anche con la sponda della società, già in rotta con Immobile e Luis Alberto, accompagnati alla porta. Ma ai loro addii il tecnico avrebbe aggiunto anche quelli di Guendouzi, Isaksen, Rovella, Cataldi e Lazzari. Voleva un centrale difensivo in più perché Romagnoli faticava nel suo modo di giocare. E Zaccagni era finito quarto centrocampista, lontano dalla porta, costretto a fare il terzino-bis. Guendouzi è il primo a cercare la rivincita, erano entrati in collisione a Marsiglia, si sono scontrati subito a Formello. Alla prima contro la Juveall’Olimpico, il francese si ritrovò in panchina. Fu lui poi a scodellare l’assist per il gol vittoria di Marusic, festeggiò urlando in faccia a Igor. Isaksen è andato in crisi pur avendo giocato un derby da titolare: «Mi ha detto che non ero adatto alla Lazio, voleva che andassi via», uno degli sfoghi più assordanti del danese, rinato con Baroni. Rovella, per Tudor, doveva «mettere su chili». Preferiva Vecino, un centrocampista così strutturato. E Kamada da regista. Corriere dello Sport