‘9 GENNAIO’ – Crespo: “Che ricordi la mia Lazio piena di campioni. Da tecnico ora voglio l’Europa. Alla squadra di Baroni dico…” (AUDIO)

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HERNAN CRESPO in collegamento a ‘9 GENNAIO 1900’

“Da giocatore mi sono tanto divertito, ho fatto quello che mi appassionava dando il meglio di me.

Sicuramente non mi sono mai risparmiato, ho sempre rispettato professione e tifosi. Come tecnico sono molto della scuola Ancelotti. Per stile e gestione del gruppo mi rivedo molto in lui. Cerco di avere un’atmosfera di lavoro tranquilla e serena, consapevoli delle grandi pressioni e delle responsabilità. La mia personalità non è cambiata, voglio essere competitivo rispettando le regole. Il calcio è dinamico ed in costante aggiornamento, ma ci sono dei punti fermi che non cambiano. E’ fondamentale dare un’identità di gioco, una riconoscibilità che ti renda protagonista. Si gioca per vincere, ma dare una filosofia è fondamentale anche per migliorare il singolo giocatore. Se questo accade tutti sono felici, club e tifosi compresi. Poi ci sono cose che non puoi controllare, come il risultato anche se sarai giudicato in relazione a questo. Il fulcro di tutto è il giocatore, l’idea è quella di aggiungere valore. Sono tanti i tecnici che ho avuto da calciatore che mi hanno lasciato qualcosa. Da Eriksson a Mancini, passando per Mourinho.

Nel Deportivo Defensa y Justicia ho avuto la grande soddisfazione di vincere, come se il Cagliari vincesse l’Europa League. In Asia abbiamo fatto il triplete domestico con una semifinale di Champions League. Sono arrivati successi continentali anche in Brasile con il San Paolo e con l‘Al-Ail. Sono orgoglioso di poter dire che con Lippi e Scolari, siamo gli unici tecnici ad aver vinto in tre continenti diversi.

La mia intenzione è approdare in Europa di poter fare qualcosa di bello e di dare continuità alle vittorie. Ho vissuto per venti anni in Italia e sono molto aperto anche ad un’esperienza in un calcio che conosco bene. La cosa fondamentale è sposare un progetto importante e convincente.

Approdare alla Lazio è stato tornare in una metropoli. Mi ha ricordato quanto vissuto nel River. Era una grande Lazio e campione d’Italia in carica. Abbiamo pagato un po’ la mancanza di fame dopo quel successo. Poi è stato più complicato, era iniziato un momento di decadenza, è stato quasi il tramonto dell’era Cragnotti. Ricordo il 4-0 contro la Juventus, la vittoria in Supercoppa Italia 4-3 contro l’Inter. Momenti bellissimi, anche solo le partitelle che facevamo in allenamento. Era complicato segnare anche lì, affrontare Mihajlovic, Nesta, Stam, Couto. Era più difficile segnare in partitella che in partita (ride, ndr). Questo rende l’idea di cosa fosse quella Lazio ed il calcio italiano. Giocare con Nedved, Veron, Simeone, Nesta, era una Lazio grandiosa. Nei derby affrontavamo Emerson, Samuel, Candela, Batistuta. Era tanta roba quel calcio italiano delle sette sorelle.

Contraccolpo Europeo per la Lazio di Baroni? Vincere non è mai semplice. E’ importante essere riusciti ad arrivare ai quarti di finale di Europa League, ma non è mai sufficiente. Il pensiero è che il Bodo fosse alla portata, ma la Lazio ha dato il massimo ed è uscita ai rigori. Il dolore che ne è derivato deve essere la base per ripartire e continuare a costruire. Se esci con l’amaro in bocca vuol dire che potevi fare parte delle prima quattro. Non è poco, è una buona base per costruire il futuro”.