
Castellanos: “Non sono un bomber? In Italia fissati con i numeri. Sul futuro alla Lazio…”
Rassegna stampa
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Castellanos ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica.
«L’Inter lotta per lo scudetto, sono fortissimi, ma noi vogliamo 6 punti in 2 gare per il quarto posto. Per la stagione che abbiamo disputato, meritiamo la Champions. Riscattarci dal 6-0 dell’andata è una motivazione in più. Ho saltato quella partita e quella di Coppa Italia, non vedo l’ora di giocare questa sfida così importante. Di sicuro i napoletani faranno il tifo per noi».
“La sua stagione: 38 gare, 14 gol, 5 assist, 4 rigori guadagnati. Cosa pensa quando dicono che lei non sia un bomber? Qui in Italia c’è questa fissazione dei numeri, come se contasse solo quanti gol segni. Io non la penso così, è fondamentale che la squadra funzioni e vinca. Lavoro per il collettivo»
“Ha sempre giocato da 9? No, da piccolo a Mendoza, la mia città, tra le montagne, a due ore di volo da Buenos Aires, il mio ruolo era il 10, alle spalle della punta. Ho iniziato a 5 anni, nell’accademia di Leopoldo Luque. Giocavo anche a futsal, ha contribuito ad affinare la mia tecnica”.
“L’anno prossimo c’è il Mondiale. Voglio giocare le mie carte facendo bene nella Lazio. So che il ct Scaloni ha fiducia in me, è uno stimolo in più». I suoi centravanti di riferimento? «Adoravo Luis Suarez e Ibra: grande tecnica, lavoro per la squadra e gol. Come piace a me».
“Ledi in campo sembra mettere molta rabbia. È il mio modo di vivere le partite. Curo ogni dettaglio, le sponde, le rifiniture, i duelli individuali”.
“Quanto è pesante l’eredità di Immobile, 207 gol nella Lazio? «Sento molto questa responsabilità. Ma sono al secondo anno, Baroni ha fiducia in me, i tifosi anche, sto bene qui e mi piacerebbe restare. Vedremo cosa accadrà in estate. La coppia con Dia? C’è intesa”.
“Undici vittorie in trasferta e invece in casa un successo nelle ultime 11. C’è una spiegazione? In casa gli avversari si chiudono ed è più difficile. Ma in realtà io penso sia una coincidenza, sono le cose strane del calcio»
A quel rigore sbagliato contro il Bodø/Glimt pensa ancora? «Oh sì, sì. Pesa. Ma se tornassi indietro lo tirerei di nuovo nonostante i crampi, era normale assumersi quella responsabilità. Solo, lo calcerei in modo diverso».