Felipe Anderson, rinnovo in stallo: cosa può succedere adesso

Felipe Anderson, rinnovo in stallo: cosa può succedere adesso

Rassegna stampa

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Tracce, parvenze di Felipe Anderson.

Le ha intraviste Sarri a Verona e non si riferiva solo all’assist servito a Zaccagni: «Mi è sembrato leggermente più vivo rispetto alle altre partite», la consolazione di Mau. E’ stato il quinto assist in campionato, nessuno della Lazio è riuscito a produrne tanti (due col Napoli, uno con Torino, Atalanta e Verona). Pur vagando da simulacro, sta cercando di essere utile. «Felipe ha sempre i soliti dati fisici degli anni scorsi, ma sembra che cominci a spegnersi come in passato, ora ha blackout più lunghi», il rimpianto di Sarri, l’uomo che più di tutti ci ha puntato, che più di tutti cerca di capirlo. Il Felipe di Verona ha permesso a Zaccagni di sbloccarsi. Ora dev’essere Pipe a scuotersi. I suoi inverni sono sempre stati lunghi, solo l’anno scorso era riuscito ad affrontarli senza sofferenza.  

Il crollo delle prestazioni ha inevitabilmente bloccato il rinnovo di contrattoLotito, che si stava spingendo oltre ogni calcolo pur di blindarlo, si è ritratto e ha ritrattato alcune cifre. Il presidente era pronto a riconoscergli 3,5 milioni netti, adesso sembra che alla cifra arrivi inserendo dei bonus. Da giorni si vocifera dell’interesse della Juve per il brasiliano, in scadenza a giugno. Ovviamente a parametro zero. Felipe continua a pensare alla Lazio, aspetta di capire se la società ha ancora voglia di continuare con lui riconoscendogli il contratto fino al 2028 ipotizzato nei mesi scorsi. La sua priorità è restare a Roma. Sarri prima di Verona aveva respinto l’idea secondo cui Felipe si sarebbe eclissato di pari passo con lo stallo del rinnovo: «Penso che costante non è mai stato. L’anno scorso ha avuto un lungo periodo positivo. E’ croce e delizia, ora siamo nel periodo della croce. Contratto? Lui è un ragazzo estremamente sensibile ma non penso sia sensibile rispetto a questi aspetti materiali, lo è nelle critiche e nei rapporti. Conoscendolo direi di no». Corriere dello Sport