Lazio, Cragnotti-Lotito: abbraccio storico a Formello

Lazio, Cragnotti-Lotito: abbraccio storico a Formello

Rassegna stampa

Condividi l'articolo

Lotito è un pragmatico, uomo di sostanza e di durezze gestionali, ventuno anni di presidenza usando “il passo di montagna” e limitando i rischi con parsimonia. Cragnotti era un genio creativo, partorì l’intuizione di portare la Lazio in Borsa e farla diventare una società per azioni: era un vulcano di idee, alla ricerca di partnership per favorire lo sviluppo commerciale del club entrato nella holding Cirio incontrò persino Murdoch.

Lo scudetto, a chiusura del ciclo triennale di Eriksson che si sarebbe concluso con un’altra Supercoppa italiana nel settembre Duemila, e l’improvviso sgonfiarsi delle valutazioni di mercato (Nesta venne ceduto al Milan per 30 milioni e non 100 come aveva promesso la Juve pochi mesi prima) lo obbligarono agli aumenti di capitali per mantenere in equilibrio il bilancio, ma se non fosse venuto meno l’appoggio di Geronzi e dalla banca non se ne sarebbe mai andato.

Lazio, Cragnotti torna a Formello

La crisi deflagrò tra novembre e dicembre 2002 per il default della controllante Cirio, la Lazio aveva ancora i crediti dei diritti televisivi e Capitalia si rifiutò di “scontarli”, come si dice in gergo, garantendo la liquidità che avrebbe permesso di pagare gli stipendi ai giocatori. Il finanziere di Porta Metronia decise, suo malgrado, di fare un passo indietro nel corso di un Cda infuocato sotto Natale in via Valenziani. Il 3 gennaio 2003 firmò le dimissioni, lasciando il timone all’avvocato Ugo Longo, già consigliere del club, suo amico e uomo di fiducia della banca. La montagna di debiti si accumulò in larghissima parte nel biennio successivo, Masoni prese il posto di Baraldi e nel luglio 2004, come tutti sanno, Lotito entrò nell’azionariato della Lazio evitando il fallimento. Oggi, avviando le celebrazioni per i 25 anni dal secondo scudetto, per la prima volta accoglierà l’ex presidente a Formello. Oggi Sergio Cragnotti, per la prima volta dopo 22 anni, tornerà nel centro sportivo della Lazio che lui stesso aveva acquisito e inaugurato nel 1997, quando la squadra biancoceleste mollò il campo di Tor di Quinto per trovare casa in via di Santa Cornelia, limitrofa alla Cassia Veientana. 

Si tratterà di un momento emozionante e neppure è il caso di tornare su antiche polemiche. Lotito, cedendo a uno smisurato orgoglio, ogni volta in cui veniva contestato e soprattutto nei primi anni di gestione (durissima e dedita al risanamento dei conti), era solito snocciolare i miliardi di debiti ereditati per salvare il titolo nobiliare del club, disconoscendo la storia, la tradizione e i titoli. La verità storica è un’altra, come accennato: il dissesto finanziario si acuì nel biennio gestito dalla banca, che aveva voluto mantenere certi standard sportivi e costi altissimi di gestione. Lotito avrebbe dovuto usare un minimo di dolcezza in più, Cragnotti non è mai stato aggressivo nei suoi confronti, anzi ne ha sempre apprezzato le capacità imprenditoriali: sicuramente sarebbe ancora capace di trasmettere idee e suggerimenti. Oggi quasi certamente si commuoverà nel vedere un centro sportivo diventato gioiello della Lazio e ristrutturato quasi completamente da Lotito.