Lazio, Taty isolato: poco gioco, Sarri pensa al cambio modulo

Lazio, Taty isolato: poco gioco, Sarri pensa al cambio modulo

Rassegna stampa

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Tanto, troppo digiuno.

Non si rompe né con Taty né con Dia. Castellanos ha giocato di più, 60 minuti contro il Fenerbahçe. Un eremita in area. Non ha avuto un pallone. L’unico in profondità gliel’ha offerto Cataldi nel secondo tempo, mossa che spesso favoriva Immobile, sventato dal portiere Egribayat in uscita. Per il resto è rimasto sempre isolato, mai supportato dalle mezzali, mai è riuscito a far gioco con le ali né a riceverlo. Tutti lontani, compassati e intorpiditi, colpa dei carichi e dei movimenti non ancora sincronizzati. Taty, come spesso succede, s’è sbattuto a vuoto. Vagante tra reparti scollegati. Non sarà mai un centravanti pietroso, fermo al centro dell’area. E’ sempre mobile, volenteroso, propositivo, animoso, propulsivo quando c’è da garantire la prima pressione. Ma non basta mordere, bisogna colpire. E la Lazio continua a non farlo. I centravanti sono rimasti a secco, di rifornimenti e non solo di gol, contro la Primavera, contro l’Avellino, contro il Fenerbahçe. La spinta è aumentata nella ripresa con i turchi, ma non è bastata. Taty non ha il tremendismo dei centravanti cannoneggianti, è risaputo, ma qualsiasi attaccante in queste condizioni rimarrebbe isolato e desolato.

Manca palleggio, manca costruzione, la fitta trama del sarrismo non è favorita dalla condizione. La conseguenza è che davanti non si punge. L’unica occasione del primo tempo è nata da un lancio di Rovella per Cancellieri, il colpetto di testa non ha fatto paura a Egribayat. Taty non ha mai tirato, si è innervosito per l’atteggiamento dei turchi e dell’arbitro Küçük. Il nervosismo sarà cresciuto aspettando palloni giocabili, non uno che gli abbia permesso di stangare da lontano, di tirare da dentro l’area, di provarci di testa. Scatti, vampate, nulla di utile per essere pericoloso. Sarri sta lavorando sulla stabilità difensiva, ma ha perso pericolosità. Manca il collegamento tra centrocampo e attacco, nel 4-3-3 ha bisogno di una mezzala di costruzione, non c’è. Dele-Bashiru ieri girava a vuoto. Rovella non ha mai avuto il comando del gioco. Guendouzi solo faticatore. Così, davanti, come possono arrivare palloni? Qualcosa in più s’è vista nel secondo tempo, quando è entrato Cataldi, quando è toccato a Pedro, il più effervescente di oggi così com’era stato nel finale dell’anno scorso, quando Dia ha aperto un po’ il gioco abbassandosi sulla trequarti, favorendo sponde e inserimenti. Ma di tiri veri neppure l’ombra.

Lazio, Sarri valuta un cambio di modulo

Sarri riflette sul cambio di modulo, quantomeno per garantirsi un’alternativa. Il 4-3-3 ha dei limiti strutturali senza interventi di mercato, il 4-3-1-2 può consentire al tecnico di inserire un uomo che faccia da collante sulla trequarti. Un 10, Zaccagni o Pedro, che riesca a ricevere il pallone, a trasformarlo in occasioni e assist. Mau ci sta lavorando in allenamento, in partita non ha ancora dato il via all’esperimento, potrebbe farlo al ritorno dalla Turchia. Sabato si giocherà contro il Galatasaray, non c’è tempo per provare. Lo aveva detto Sarri nella conferenza di presentazione: «Per ora stiamo lavorando sul 4-3-3 per non mandare in confusione i calciatori, ma pensiamo anche ad altri sistemi di gioco», la traccia. Il 4-3-3 di oggi è senza luce, il 4-3-1-2 può garantirla a costo di tagliare un’ala. Al momento Isaksen, fermato dalla mononucleosi. Non ce la farà con il Como, deve fare tutta la preparazione. Venti giorni per trovare modulo e gol. Corriere dello Sport