
Muriqi, dalla guerra alla Lazio: “A Roma andò male per colpa mia. Sarri? Tatticamente il migliore avuto in carriera”
Rassegna stampa
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Vedat Muriqi questa sera provo ad alzare il primo vero trofeo vinto in carriera.
Muriqi in carriera ha vinto un campionato di Serie B turca con il Caykur Rizespor. “Ma non c’è paragone con questa finale di coppa. Allora continuavo a pensare che non sarei mai diventato un professionista, poi la vita mi ha dimostrato che si può avere una fiducia che allora non avevo”, afferma il mancino.
Nato nel 1994, l’ex Fenerbahce ricorda le due grandi tragedie che hanno segnato la sua vita. “Dopo pochi anni di vita scoppia la guerra in Kosovo, i soldati entrano in casa e ci dicono di andare via perché la devono bruciare. Emigriamo in Albania e iniziamo a vivere in 50 in due stanze”, spiega l’attaccante, che ricorda con commozione il papà. “La guerra è finita ma mio padre mi muore davanti agli occhi giocando una partitella di calcetto con gli amici”, afferma non senza commozione.
Muriqi arriva alla Lazio nell’estate 2020 dal Fenerbache per 20 milioni, venendo ceduto poi nel gennaio 2022 al Maiorca per circa 9 milioni più il 40% sull’eventuale futura rivendita. “Un’offerta che non si poteva rifiutare. Sapevo che c’erano Immobile con la sua Scarpa d’Oro, Correa e Caicedo, però pensavo che spendendo tutti quei soldi avrebbero puntato su di me. E non mi sbagliavo. Simone Inzaghi mi faceva giocare ogni volta che poteva, ma io non andavo”, spiega il centravanti che spiega i motivi del fallimento. “Niente scuse, solo colpa mia. Nel calcio succede. Avevo un problema alla coscia e mia moglie incinta era rimasta in Turchia, stavo male dentro e fuori dal campo”, rivela.
Nonostante la cessione nel suo secondo anno a Formello, il bomber del Maiorca spende belle parole per Sarri. “Dal punto di vista tattico, un mostro. Il migliore che abbia mai avuto. Io con lui non giocavo, ma godevo tantissimo, in partita e in allenamento. Il problema era che voleva attaccanti piccoli e rapidi, veniva da Insigne, Callejon e Mertens, con un pennellone come me non sapeva cosa fare – ribadisce deciso – Andai a chiedergli cosa pensava di me, se e dove potevo migliorare: una chiacchierata eccezionale, onesta, trasparente. Lo ringraziai di cuore e gli chiesi se mi dava un mano ad andar via: trasferimento a Maiorca, e il resto, se vogliamo, è storia”.
Le ultime riflessioni su quanto sta accadendo a Kiev e a Gaza. “Nessun essere umano dovrebbe soffrire questo obbrobrio. Incredibile come due Capi di Stato possano decidere di attaccarsi senza pensare alle terribili conseguenze che soffriranno i cittadini. Il dolore, la morte, la paura hanno segnato la prima parte della mia vita. Perciò ora cerco di sorridere il più possibile”, conclude il Pirata delle Baleari.
Gianluca La Penna