Sarri-squadra, allineamento nel ridimensionamento: c’è una Lazio umile e realista ed un’altra che simula benessere e non può dare certezze

Sarri-squadra, allineamento nel ridimensionamento: c’è una Lazio umile e realista ed un’altra che simula benessere e non può dare certezze

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Umiltà, sofferenza, essenzialità ed un punto in classifica strappato ad un avversario tristemente più forte.

Un passo in avanti che non cambia la sostanza, ma consegna almeno una storia da raccontare all’interno di una stagione svuotata da contenuti ed aspirazioni. Una storia di resilienza, di una squadra povera di qualità e forza d’urto, ma improvvisamente ricca di carattere e predisposizione a calarsi in una parte provinciale e battagliera. Tutto quello che ha sempre predicato Sarri dall’inizio di una stagione viziata dalla crisi di un club che, nel frattempo, non ha mai smesso di descrivere se stesso, i propri metodi e soprattutto i fatti come se nulla fosse accaduto (ed accadrà). Bergamo ed in particolare l’ultima mezzora di gioco della New Balance Arena (a proposito di sponsor e ricavi) è l’esemplificazione, la traduzione in campo dello slogan del tecnico toscano: “Sarà una stagione di sofferenza e difficoltà. Non solo io posso aver pazienza“. Un richiamo alla realtà precoce ed azzeccato che inizialmente si era scontrato con la presunzione di essere migliori di ciò che si dimostra. Ora i pianeti si sono allineati. E meno male, perchè la faccenda diventa pericolosa se non si entra nell’ottica di parametrare se stessi, il proprio modo di concepirsi e di giocare alle carenze della propria dimensione. Perchè ad oggi non ci sono mezzi alternativi per imprese particolari o svolte. Per chi scende in campo c’è solo l’opportunità di farsi voler bene dalla propria gente. Da chi non crede più alle favole ed ha gli occhi per giudicare il livello tecnico generale di una squadra che ha ereditato le reazioni a catena delle “sviste” altrui. Difficile da mandar giù, è il manifesto del ridimensionamento. Impossibile da accettare perchè è forte la percezione che non sia solo una fase di mezzo. E’ la prospettiva che spaventa, non tanto una stagione senza un vero e proprio obiettivo da raggiungere.

Siamo a fine ottobre e Sarri, dopo la fregatura di giugno, non sa ancora se potrà pianificare un mercato di gennaio che, con o senza vincoli, sarà povero e senza guizzi reali di rilancio tecnico. Difficile da incassare, ma almeno c’è una Lazio che allena e gioca che lotta con realismo in attesa di tempi migliori; poi c’è l’altra, l’artefice di tanta modestia che gira intorno al punto, non ammette responsabilità, simula benessere e si chiede ancora se il proprio tecnico abbia la necessità di un aiuto. La verità è che Sarri le sue valutazioni di mecato le ha già fatte in tempi non sospetti. Ancor prima di venire a conoscenza dei blocchi o di mettere la propria immagine sulla peggior partenza dell’era Lotito. Ora, il cruccio di Sarri è un altro: capire se le “prese per il culo” sono finite o se deve preparsi al secondo atto in inverno.

DB Radiosei