‘QUELLI CHE…’ – Marchetti consiglia Provedel: “Anche io ho avuto un momento difficile alla Lazio, ecco cosa devi fare…” (AUDIO)

‘QUELLI CHE…’ – Marchetti consiglia Provedel: “Anche io ho avuto un momento difficile alla Lazio, ecco cosa devi fare…” (AUDIO)

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FEDERICO MARCHETTI in collegamento a ‘QUELLI CHE…’

Sono a Malta, è stata una scelta anche per la famiglia; mio figlio qui impara bene l’inglese, sono arrivato con Luciano Zauri poi lui ora non c’è più ma io fino a giugno sarò qui.

Mi diverto.

Seguo la Serie A, in primis la Lazio. Campionato sopra alle aspettative quello dei biancocelesti. Sapevo che il mister era molto preparato, chiaramente questa è una piazza importanti e per lui è la prima volta in un club superiore rispetto agli altri che aveva allenato. C’erano quindi dubbi su di lui, ma ha dimostrato subito di essersi integrato alla grande e poi ha fatto parlare il campo. Ha smentito tutti con lavoro e umiltà, complimenti a lui, ha dimostrato di essere un tecnico che può stare in un grande club.

Con me prima c’erano Vargic e Bizzari, poi Strakosha; nel mezzo Berisha e lui ha giocato molto quando ho vissuto un periodo personale complicato e non mi sentivo tranquillo, avevo chiesto al tecnico di stare fuori per recuperare la forma giusta. Mister Reja, che era subentrato a Petkovic, può confemarvi. E’ un grande uomo, mi chiedeva spesso come stessi, voleva che rientrassi. Allenatore e società, in accordo, sapevano tutto e mi sono tirato indietro dopo aver parlato con loro. Non dare tutto, mi sembrava un torto. Per me la squadra viene prima del resto e se le cose non sono ok è giusto ragionare da uomo e fare un passo indietro. Ho fatto un anno fuori rosa, Strakosha poi si era preso il posto.

La gara di Roma vinta quando giocavo col Cagliari? Rocchi tirò fuori un rigore, a Zarate lo parai. Lì mi sono detto che la Lazio era nel mio destino. Avevo parato di tutto.

Provedel? Ci sono annate e annate. Il nostro è un ruolo particolare, che vive di andamento di squadra e episodi. La sua annata non è fortunata. Vedo i gol che prende la Lazio, ci sono state molte situazioni borderline. Io da fuori possono solo dire che ha la mia stima, con il lavoro si è meritato la maglia da titolare. Ha abituato forse tutti troppo bene, ora sta vivendo un po’ di difficoltà, ma se si allena bene ed è positivo io non vedo motivi per cambiare. La vedo così, è rispetto. Se invece non la sta vivendo bene questa situazione, un po’ di riposo potrebbe rigenerarlo. Questo mi sento di dire da collega.

Quanto sarebbe importante che i tifosi lo elogiassero all’Olimpico? Sarebbe un bel segnale. Già solo a sentirvelo dire mi è venuta la pelle d’oca per la carica che trasmette il pubblico. Il portiere è un ruolo a sè. Provedel negli anni è sempre stato determinante, ora non deve strafare perché è peggio. Deve continuare a lavorare.

Un messaggio per lui? Ivan, sei forte, devi stare tranquillo. Pensa a lavorare che tutto si sistema.

Faccio un piccolo esempio? Maignan non sta facendo benissimo ma non è messo in discussione, Milano non è Roma. Tutto si sistemerà e tra qualche settimana parleremo di altro.

26 maggio 2013? E’ il momento più alto della mia storia alla Lazio. E’ stata scritta la storia, sono ricordi stupendi, indelebili, che porto sempre dentro. La nostra base è su Roma, torno spesso, e sentire l’affetto dopo 10 anni fa molto piacere, è un orgoglio.

L’azione dopo il nostro gol, a distanza di anni, la chiamo ‘la palla magica’. Il destino era quello, la Coppa ce la siamo meritata. Non ce lo meritavamo il pareggio loro in quel modo (sorride, ndr).

La maglia di Lulic? Era un talismano, la portavo sotto alla mia quando giocavo. Quando torno allo stadio a vedere la Lazio la metto“.