Lazio, la chiarezza di Sarri nel soliloquio di Lotito: motivazione, visione e lazialità

Lazio, la chiarezza di Sarri nel soliloquio di Lotito: motivazione, visione e lazialità

Rassegna stampa

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Doveva essere una conferenza muta ed è diventata una conferenza di enorme, inarrestabile loquacità.

Doveva essere la presentazione di Sarri ed è diventata il soliloquio di Lotito. La storia delle domande scritte dei giornalisti, come aveva annunciato la Lazio prima che proprio Sarri, una volta informato, mostrasse il suo dissenso, è morta sul nascere e di sicuro per la Lazio è stato un bene. Lotito si è preso la scena, ma quando parlava Sarri era tutto molto più chiaro. Visione, motivazione, prospettiva, queste sono state le parole più ascoltate nelle due ore di conferenza stampa, insieme a umiltà, convinzione e determinazione. Non possiamo fare mercato, ma abbiamo preso Sarri che è un valore aggiunto. E’ la sintesi del pensiero del presidente che ha riempito la sala con una serie interminabile di complimenti per il nuovo/vecchio allenatore: è un fuoriclasse, è un maestro, è una grande persona. Quasi ad ogni risposta aggiungeva qualcosa su Sarri, sulla sua passione, sulla sua lazialità, sulla sua capacità tattica.

Lotito si è aggrappato all’allenatore sapendo che il momento in casa Lazio è a dir poco delicato. Un suo caro amico, Carlo Tavecchio, quando era presidente della federcalcio, fece una mossa analoga quando chiamò Antonio Conte, fresco di scudetto, sulla panchina della Nazionale dopo il fallimento del Mondiale in Brasile. Qualcuno disse che fu proprio Lotito a ispirare il presidente. C’era bisogno non di un ombrello, ma di un ombrellone. Ma Sarri, come si dice dalle sue parti, mica è bischero. Prima ha fatto una battuta che tanto battuta non era: «Cosa ho pensato quando il presidente mi ha informato del blocco sul mercato? Che mi aveva fregato. Ma ormai la decisione era presa, l’arrabbiatura è durata un’ora, poi ho capito che non potevo lasciare l’incarico davanti a delle difficoltà». Ed è stato ancora più chiaro quando ha parlato del livello della squadra: «C’è bisogno di qualcosa per fare un passo avanti, ma ora non è il caso di pensare al mercato. Dobbiamo dare tutti il cento per cento, anche se non è detto che sia poi sufficiente per raggiungere dei traguardi». E sempre davanti ai giornalisti, mentre Lotito parlava della squadra che può migliorare, Sarri ha commentato: «Quello che dice il presidente è vero, però fino a un certo limite, puoi dare il massimo ma non è detto che basti». Insomma, allenare nelle difficoltà può anche piacergli, ma diventare il garante di una situazione così complicata meglio di no.

Questa è la posizione di Maurizio Sarri a un mese dall’inizio del campionato. «La lazialità ti invade», l’allenatore lo ripete con un piacere evidente, ma conosce i problemi e sa che ha bisogno della gente al suo fianco, anzi, al fianco della squadra. Sarà anche un valore aggiunto (lo è), ma se per due anni di fila la Lazio è arrivata settima quanto valore va aggiunto per farla salire in classifica? C’è un punto su cui Sarri ha voluto soffermarsi e riguarda l’aspetto tattico: «Vedo giocatori acerbi sotto questo profilo». Sono gli stessi giocatori allenati da Baroni… Il comandante allenerà per settimane intere, senza le coppe in mezzo. Per un tecnico che per primo (o fra i primi) ha protestato per il calendario troppo pieno può essere un vantaggio. Però «spero che nella prossima stagione la Lazio giri anche l’Europa». Come dire: si gioca troppo, ma è meglio giocare troppo che poco. E mentre l’allenatore spiegava come sarà duro il lavoro della squadra in questa stagione, il presidente parlava dell’indice di liquidità, dell’indice di solidità e dell’indice di stupidità, così ha mollato un’altra botta a Gravina, senza nominarlo: «Cosa ha fatto la federcalcio per tutelare l’integrità e la regolarità del campionato?». In casa Lazio, se non c’è polemica si sta male. Corriere dello Sport

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