Acerbi: “Sarri è forte, ma non mi sentivo adatto al suo gioco. Contestazione? Mi aspettavo una difesa pubblica dalla Lazio”

Acerbi: “Sarri è forte, ma non mi sentivo adatto al suo gioco. Contestazione? Mi aspettavo una difesa pubblica dalla Lazio”

Rassegna stampa

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Dal Corriere dello Sport, intervista a Francesco Acerbi

Perché è finita male con la Lazio?

«Cominciamo dalla fine.

Sarei rimasto a vita, altrimenti non avrei firmato per 5 anni. Ma sono stato comunque io a voler andare via. E a giugno l’ho comunicato a Sarri, che avrebbe voluto tenermi. Ero stato contentissimo per il suo arrivo. E non ho nulla da dire sul suo valore come allenatore: al contrario, è bravissimo, è forte e pensa calcio 24 ore su 24. Ma non mi sentivo adatto per quello che lui vuole da un difensore centrale. Io volevo divertirmi, fare quello che mi piace in campo: ho bisogno di anticipare l’avversario, di leggere il gioco. Sarri, invece, ha il suo sistema e o fai così o fai così. Attenzione, però, ho sempre dato tutto, senza mai risparmiarmi».

Non è stata solo una questione tecnica, però, è accaduto anche altro…

«Come io davo il massimo, facevano lo stesso anche i miei compagni. Facevamo fatica, però. E ci fischiavano. Dopo il gol con il Genoa ho messo l’indice davanti alla bocca, facendo il gesto di stare zitti. Non era il caso, così ho chiesto scusa. Non è bastato: in quel momento si è rotto qualcosa. Ho un carattere focoso e tengo a quello che faccio. Sarebbe più semplice essere un paraculo, ma io non sono così. Nell’ultimo anno ho dovuto magiare tanta m…a. Ho fatto un errore, ma che vale 5 rispetto al 95 che ho dovuto ingoiare. Sono comunque andato avanti per la mia strada, mettendoci la faccia e fregandomene di tutto. E di questo sono molto orgoglioso. Altri, al posto mio, si sarebbero chiamati fuori molto prima».

Si aspettava una difesa da parte della società?

«Assolutamente. Puoi sbagliare, ma il club deve proteggerti in pubblico. Anche se poi ti massacra in privato».