Lazio, Baroni e le frasi cult: dalle “tasche vuote” a “gioia e libertà di sbagliare

Lazio, Baroni e le frasi cult: dalle “tasche vuote” a “gioia e libertà di sbagliare

Rassegna stampa

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Il decalogo del condottiero è riassunto in alcune frasi cult di Baroni, pronunciate dal giorno dell’insediamento fino a domenica dopo l’Empoli.

S’è insediato e ha parlato subito di gol, trasmettendo il primo input allo spogliatoio: «Parto dal gol. L’importante è correre e sacrificarsi, preferisco avere sempre un giocatore offensivo in più in campo che uno difensivo». Da qui è partito per dare una forma precisa e un’identità offensiva alla Lazio. Intuizioni tattiche, coinvolgimento ambientale. Baroni sapeva di arrivare in un momento critico, in piena contestazione, con Lotito sotto attacco e ogni sua scelta processata. S’è speso fin dal primo giorno per chiedere fiducia ai tifosi, promettendo di ricambiarli proponendo una squadra rappresentativa: «Sto cercando di dare tutto per essere all’altezza di questa grande opportunità, non ci dormo la notte… Alla squadra dico sempre di dare tutto in campo, mi piace il concetto delle tasche vuote. Se diamo tutto in campo si riesce a trasportare tutta la gente per spingere ancor di più la squadra». E poi: «La squadra deve essere presente per spendersi, il popolo laziale apprezza questo. Vogliamo che in ogni gara i ragazzi lascino tutto sul campo e questo è l’aspetto che piace ai tifosi».

La Lazio di Baroni “a testa alta”

«Super coach», lo definisce Guendouzi. Dentro lo spogliatoio, composto da uomini con storie e origini diversi, ha portato una ventata di freschezza e nuove motivazioni: «Io parlo spesso di gioia, si deve andare in campo con il piglio di chi non teme e vuole giocare a testa alta contro l’avversario». La deresponsabilizzazione dei giovani è servita per proteggerli nei giorni degli esordi, per togliergli pesi di dosso: «Le responsabilità sono mie, i giovani devono essere liberi di sbagliare». Frasi ad uso interno ed esterno. Baroni ha ispirato fiducia e confidenza improntando il rapporto con i giocatori sull’affabilità e con gentilezza si esprime sempre pubblicamente. S’è concesso i primi sorrisi solo domenica scorsa, alla fine di un ciclo di sei partite di cui cinque vinte. Dopo ogni intervista non aveva mai cambiato espressione, inflessibile nelle emozioni, tenute dentro se stesso. Si concedeva solo esultanze accalorate e appassionate dopo i gol, davanti alle telecamere no. Era fiammeggiante nel finale dell’Olimpico, s’è goduto pienamente la prima emozione liberata. La Lazio è la proiezione di tutti i suoi desideri diventati realtà a 61 anni. Tutte le gioie e le soddisfazioni in una. Per questo, almeno fin qui, la sua impresa è davvero un po’ omerica. Corriere dello Sport